Infanzia e Adolescenza
Le straordinarie competenze dei neonati

Esiste un filone di ricerca neuropsicologico dedicato solo allo studio dei bambini, si chiama Infant Research. Grazie ad essa sono state fatte acquisizioni di fondamentale importanza nell’aumentare le conoscenze sulla psicologia del bambino a partire dai primissimi stadi di vita. Si tratta di un’area di ricerca assolutamente affascinante e rivelatoria di aspetti di basilare rilevanza che offrono a tutti noi l’opportunità di conoscere come sono fatti i bambini, di rivedere determinate nostre convinzioni su di loro, di riconoscere loro una complessità psicologica sorprendente già alla nascita e, quindi, di rapportarci a loro con una sensibilità maggiore.

Una tra le scoperte più rivoluzionarie nel campo della psicologia evolutiva raggiunte dall’Infant Research riguarda la concezione del bambino considerato dotato, fin dalla nascita, di una mente relazionale.

La psicoanalisi infantile è nata con Freud, ma le conclusioni a cui lui era arrivato mettevano in evidenza una concezione dell’infante chiuso in una dimensione narcisistica e disposto ad aprirsi al mondo solo per soddisfare le proprie pulsioni. Le evidenze empiriche che si sono succedute nel tempo disconfermano completamente tale concezione del bambino passivo e succube dei propri istinti pulsionali mettendo in risalto l’esatto opposto. Osservando il neonato, infatti, risulta evidente il suo essere biologicamente predisposto non solo ad instaurare un legame con la propria madre, ma anche a stimolare attivamente la relazione sociale.

L’espressione delle elevate competenze relazionali del bambino, è agevolata dalla spiccata sensorialità che il lattante presenta sin dal momento in cui nasce. A tal proposito, voglio citare una ricerca effettuata nel 1975 da un gruppo di neuropsicologi statunitensi che utilizzarono il girare la testa per valutare la qualità dell’olfatto in neonati di tre giorni. Il loro interesse era di comprendere se i bambini sapessero distinguere l’odore del latte della mamma ponendo ai due lati della nuca del piccolo rispettivamente un tampone impregnato dell’odore del seno materno ed un tampone impregnato dell’odore del seno di altre neomamme in allattamento. Ebbene, in modo significativo, i bambini voltavano il viso verso il tampone della propria mamma dimostrando così di saper ben distinguere l’odore del latte materno.

A partire da questi studi, possiamo riflettere sulle abilità dei piccolissimi. Si tratta di inimmaginabili e sorprendenti capacità che i bambini presentano sin dalla prima mezz’ora di vita. Un’ulteriore studio davvero stimolante effettuato da ricercatori svedesi riguarda il comportamento istintivo del neonato appena partorito. Adagiato sull’addome della madre, leggermente sotto al seno, il piccolo resta tranquillo in uno stato vigile per circa una mezz’ora di tempo, dopodiché mette in atto una sequenza, uniforme nel campione, che inizia muovendo le labbra e perdendo la bava dalla bocca per poi strisciare indirizzandosi verso il capezzolo fino a succhiare il seno materno. Questa prima poppata, se inizia entro la mezz’ora dopo il parto, stimola la secrezione di ossitocina nella madre che comporta la vasocostrizione e, quindi, diminuisce la sensazione di dolore e controlla l’emorragia postpartum in quanto la secrezione di ossitocina stimolata dal neonato ha un effetto decisamente più potente rispetto alle semplici iniezioni di ossitocina.

L’elevata sensorialità, la capacità di prediligere istintivamente il rapporto con la madre ed il manifestarsi come agente attivo nel costruire un’interazione significativa con il caregiver rendono il bambino presente ed attento ad accaparrarsi il suo spazio all’interno della relazione con la mamma. Egli è in grado di effettuare una vera e propria auto-organizzazione di sé collaborando con la propria madre. E’ a partire da questo legame e dalla vicinanza che gli viene offerta che prende l’avvio il processo di sviluppo psicofisico. Senza tali elementi, il bambino subirebbe delle carenze psicologiche che segnerebbero indelebilmente in maniera negativa la sua maturazione fisica e mentale.

Informativi sono gli studi condotti da René Spitz, psicoanalista austriaco che compì le sue valutazioni in campo psicologico nella prima metà del novecento attraverso l’osservazione diretta dei neonati. Spitz osservò due gruppi di lattanti: l’uno accudito dalle proprie madri carcerate in una struttura annessa al nido in cui si trovavano i bambini, l’altro ricoverato nei brefotrofi, quindi in condizioni di separazione perenne dalla madre. Ad entrambi i gruppi erano garantite adeguate cure igieniche e di nutrimento da puericultrici professioniste. Malgrado ciò, i bimbi dei brefotrofi presentavano gravi ritardi psicomotori che causavano una ridotta reattività di fronte a stimoli esterni, inespressività e disregolazione dal punto di vista emotivo, ma il dato più impressionante è che circa il 37% di essi morì durante il secondo anno di vita.

Una ulteriore conferma della presenza di un istinto relazionale capace di garantire la sopravvivenza dell’individuo ci viene dal campo delle neuroscienze animali. I cuccioli di scimmia, esposti di fronte a due manichini di finte mamme, l’uno ricoperto di una morbida stoffa, l’altro di metallo ma fornito di un biberon di latte, andavano a cibarsi di latte velocemente per poi correre e rimanere aggrappate per tutta la durata dell’osservazione sperimentale al manichino di tessuto in grado di trasmettere loro quel senso di calore più simile a quello che avrebbe potuto offrire una madre. La ricerca di vicinanza ed il contatto fisico divenivano, quindi, bisogni primari addirittura superiori all’istinto di nutrimento.

Le ricerche sopra esposte sono solo alcune delle molteplici effettuate fino ad oggi dall’Infant Research. Nell’addentrarci nel mondo delle abilità infantili rimaniamo sorpresi ed affascinati da tutti quei piccoli segnali che i nostri piccoli ci propongono ed ai quali dobbiamo riconoscere un’importante complessità. L’Infant Research ci offre un enorme contributo; nello scoprire le evidenze a cui è arrivata, possiamo farne tesoro immagazzinando questi insegnamenti ed aumentando la nostra sensibilità di lettura del linguaggio dei bambini. Dobbiamo riconoscere loro competenze straordinarie e riconoscere a noi il nostro essere fondamentali nella vicinanza affettiva che possiamo offrire.

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