Disturbi d’ansia
Ipocondria: ansia per il proprio corpo

Il DSM-IV, manuale diagnostico psichiatrico, classifica l’ipocondria all’interno dei disturbi somatoformi, vale a dire quella categoria di disturbi caratterizzati da sintomi fisici non riconducibili ad aspetti fisiopatologici noti. Nonostante questo, tale malattia presenta molti tratti comuni ai disturbi d’ansia.

L’ipocondria

L’ipocondria è fondata su di una errata interpretazione, non supportata da precise valutazioni mediche, di alcuni segnali fisici. L’erronea stima dei sintomi corporei causa il timore esagerato di essere affetto da una grave malattia.

Secondo il DSM, per poter affermare che si tratti di ipocondria, lo stato d’animo preoccupato deve interferire in maniera significativa nella vita del soggetto per almeno sei mesi. I sintomi sui quali maggiormente si fonda questo disturbo appartengono agli apparati cardiovascolare ed intestinale. L’ipocondria è più diffusa negli uomini e l’età di esordio si concentra intorno ai 40 anni.

Ogni persona sviluppa un’idea delle proprie risorse sulla quale si attesta per poter utilizzare al meglio la propria funzionalità fisica. Quando interviene un evento critico, non per forza traumatico, la percezione di sé può essere messa in discussione e modificarsi. L’evento critico può essere rappresentato dalla morte di una persona conosciuta, dall’esposizione ad informazioni circa patologie mediche, da un transitorio stato di debolezza psico-fisica, oppure da ulteriori eventi che incidono ed influenzano i processi valutativi dell’individuo e che vengono elaborati dando l’avvio ad una interpretazione esagerata in senso peggiorativo dello stato di salute personale. Dal momento in cui vengono attivate, tali convinzioni si radicano nell’esperienza mentale di un corpo malato sotto forma di pensieri e rappresentazioni di parti del fisico compromesse da una patologia. Nella fantasia dei pazienti ipocondriaci esistono immagini vivide di un tumore che si sviluppa nel corpo, di cuore ed arterie logorate, di focolai polmonari, ecc.

“cum materia”

Se il soggetto presenta o meno una reale patologia fisica in parallelo al suo stato mentale di eccessiva preoccupazione non è fondamentale al concetto di ipocondria, nel senso che un individuo con una evidente malattia organica può sviluppare simmetricamente anche un disturbo di ipocondria. Si tratterà in questo caso di ipocondria “cum materia”, pertanto, due saranno le figure mediche che faranno da riferimento terapeutico: il medico specialista esperto di quella determinata patologia fisica ed il medico psichiatra.

“sine materia”

Il soggetto puramente ipocondriaco che non presenta alcuna malattia organica viene definito ipocondriaco “sine materia” e dovrà seguire il suo percorso terapeutico rivolgendosi esclusivamente al medico psichiatra e psicoterapeuta.
Tendenzialmente, questo disturbo non prende la forma di un disturbo processuale del pensiero, vale a dire che non raggiunge un’intensità tale da essere considerato un’idea delirante. La capacità di autocritica del soggetto ipocondriaco risulta solitamente conservata, pertanto, può dimostrarsi consapevole dell’esagerazione del proprio timore e, in modo non dichiarato, può anche supporre di non avere una patologia fisica. Solo nei casi più gravi, invece, tale disturbo può rientrare nell’ipocondria delirante che si fonda su di un funzionamento abnorme caratterizzato da un inappropriato e smisurato numero di esami e visite mediche. Nessun esito negativo ed alcuna rassicurazione da parte dei medici riesce a dissipare completamente queste paure infondate.

Trattamento

E’ ovvio che se il disturbo non viene trattato, l’evoluzione tende ad aggravarsi nel tempo comportando un avvitamento sempre più stretto intorno alle false interpretazioni dei segnali fisici che diventano il perno centrale della propria vita.
I soggetti ipocondriaci necessitano dell’osservazione del medico psichiatra che valuta la necessità di inserire uno psicofarmaco ed un percorso psicoterapeutico che possa attenuare le convinzioni del soggetto riconducendole alle proprie paure. Lo psicoterapeuta deve lavorare sulla personalità del paziente che è contraddistinta tipicamente da tratti quali rigidità, ansia, inclinazione al controllo, chiusura. Per il soggetto, ogni segnale derivante dal corpo viene temuto al punto di mettere in atto degli evitamenti (es. evitare sforzi ed attività fisica per non danneggiare il sistema cardiovascolare), oppure controlli ripetuti (es. respirare profondamente per verificare lo stato dei polmoni, controllare ripetutamente il polso e la pressione sanguigna) senza considerare che l’incremento di attenzione su certe parti del corpo comporta, per contro, un aumento dell’arousal (stato di attivazione) con conseguenti cambiamenti fisiologici e maggiori probabilità di erronee interpretazioni. Nelle sedute di psicoterapia è opportuno tener conto che si ha di fronte un paziente che adotta una particolare modalità di comunicazione e di stile di vita in cui il sintomo fisico diviene il canale principale di comunicazione. Il soggetto ipocondriaco non è propenso a considerare la propria mente come l’origine dei suoi disturbi; un malessere emotivo lo esprime attraverso la preoccupazione fisica e l’ambiente contribuirà al solidificarsi di questo stile psicologico poiché, attribuendogli il ruolo di malato, gli garantirà le giuste attenzioni.
L’obiettivo della psicoterapia deve consistere nell’esaminare le convinzioni del paziente offrendo una spiegazione alternativa del pensiero e spostando, così, gradualmente l’attenzione del soggetto dal corpo alla mente seguendo una linea di elaborazione di sé più sofisticata, completa e realista.

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